Quest’anno per trovare ispirazione abbiamo deciso di fare un viaggio di lavoro/vacanza nel festival di fotografia più importante d’Europa.
Ecco un piccolo resoconto per parole e immagini della nostra settimana ad Arles, dove dal 1970 si svolge Le Rencontres D’Arles.
Trovare l’ispirazione nel confronto con colleghi
In questa avventura abbiamo vissuto praticamente 24 ore al giorno immersi nella fotografia. Con noi c’erano amici e colleghi e abbiamo alloggiato in un campeggio dividendo una piazzola tra camper, van e tenda.
In pratica da colazione a notte si parlava di fotografia.



Le mostre ufficiali del Festival sono 26. A cui aggiungere conferenze, presentazioni di libri, altre mostre off, incontri con gli autori, feste.
Le nostre giornate iniziavano alle 8, colazione con tempi un pò lenti e per le 9.30 si partiva in bici verso Arles. Siamo riusciti a vedere praticamente tutte le mostre ufficiali e qualche off.
Non esattamente quindi una settimana rilassante ma ci siamo riempiti gli occhi di bellezza!
Il Festival di Arles dura fino al 5 Ottobre, quindi per vedere le mostre avete ancora tempo. Ma nella prima settimana si concentrano gli eventi e la città si riempie di fotografi (grandi e piccoli, famosi e sconosciuti) e manifestazioni legate al mondo della fotografia. Una specie di paese dei balocchi.



Ma quindi tutta la fotografia è “ispirazione”?
Diciamo subito che: non tutto quello che abbiamo visto ci è piaciuto. E non tutto quello che piaceva a noi piaceva ai nostri amici/colleghi e viceversa.
Abbiamo discusso delle cose che abbiamo visto, confrontando punti di vista e chiavi di lettura.
Personalmente (è Anna che scrive, ma Fabio condivide) riteniamo che ci siano diversi modi per fare una “bella fotografia”.
C’è l’estetica della bellezza fine a sè stessa: una foto che piace perché composta bene, con un uso interessante della luce e del colore. E poi c’è la foto che ha un messaggio forte, che va anche oltre la tecnica e la qualità ma fa risuonare qualcosa dentro. Non vediamo una gerarchia tra queste due forme di bellezza, entrambe possono colpire forte.
Ad Arles abbiamo visto diverse esposizioni che raccontavano storie personali. Alcune decisamente riuscite, altre umanamente toccanti ma (our two cents) non così interessanti dal punto di vista fotografico da farne un’esposizione.
Poi ci sono quelle foto in cui estetica pura e messaggio si fondono e creano qualcosa di estremamente potente, bello e profondo. Sono cose rare, una dote riservata a pochi maestri. Ecco davanti a cose così non ti resta che respirare a pieni polmoni e contemplare.


Non faremo qui un’elenco delle cose che abbiamo visto (basta guardare il programma, abbiamo visto tutto quello che potevamo vedere!), ma siamo disponibili ad un confronto e dare suggerimenti a chi volesse andare nel prossimo periodo ad Arles.
Noi abbiamo cercato di osservare con occhi liberi da pregiudizi, con curiosità e interesse. Abbiamo visto molte cose lontane dai nostri generi fotografici di riferimento, ed è utile ogni tanto spingersi oltre alle zone di comfort.
La fotografia è uno strumento ormai alla portata di tutti. Quando è il tuo lavoro, paradossalmente ti ritrovi a fotografare meno di quanto ci si aspetterebbe. Perché avere uno studio fotografico implica moltissime altre attività che non sono “scattare foto” (burocrazia, parte commerciale, gestione delle studio, comunicazioni..). Quindi una settimana così per noi è stata ossigeno puro.
Abbiamo scattato anche delle foto, e le stai vedendo in questo articolo, ma la cosa più importante (secondo noi) per crescere come fotografi è il confronto, l’ascolto e l’osservazione.
Prima di scattare una foto bisognerebbe sempre contare fino a 52 (non è un numero a caso). A volte non fare una foto ma guardare quello che so ha davanti è molto più interessante e utile.
Ad Arles abbiamo ritrovato colleghi che sono anche amici che vengono da tutte le zone d’Italia, ci siamo riabbracciati con affetto e stima perché un’altra parte importantissima della nostra formazione è aver condiviso negli anni esperienze con colleghi di valore. Alcuni di questi colleghi sono diventati amici su cui poter contare e con cui il legame cresce nonostante la distanza.
Quindi, qualunque siano i vostri piani, vi lasciamo con questo consiglio: ogni tanto ricordiamoci di prenderci del tempo per osservare e confrontarci con altre realtà. Non serve nemmeno andare molto lontano. Ma fa tanto bene.
Concludiamo con altre foto da Arles, magari vi viene voglia di andarci!











In queste foto e in questa avventura con noi c’erano i colleghi e amici Nicola Zuliani, Patrizia Galliano, Sergio Bruno, Valeria Bitonto.
Vuoi avere qualche informazione in più sul festival di Arles oppure chiedere qualcosa sulla nostra esperienza? Scrivici qui!
Ispirazioni da Arles
Tra le moltissime cose viste, queste tre esposizioni del programma ufficiale ci hanno colpito, per ragioni diverse:
- Diana Markosian – Father
- Kourtney Roy – The Tourist
- Nan Golden – Stendhal Syndrome



(foto prese dal programma ufficiale di Arles, Les Rencontres de la Photographie)